Onorevoli Colleghi! - Il settore delle produzioni biologiche ha raggiunto un pieno stato di maturità. Dal 1991, anno in cui, con il regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991, è stato disciplinato il metodo di produzione biologico e dei relativi prodotti agricoli e sono state definite le norme relative all'indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari, il regime della produzione biologica non solo ha conseguito sviluppi spesso neppure ipotizzabili, ma ha anche creato condizioni sociali e modi di concepire l'agricoltura in funzione della tutela dell'ambiente, dei territori e delle tradizioni rurali di assoluta avanguardia.
Nel nostro Paese il successo dell'agricoltura biologica è un fenomeno che desta entusiasmo, ma nello stesso tempo anche fondate preoccupazioni.
Antiche questioni problematiche, cui non si è riusciti a dare risposte immediate e risolutive, nel corso degli anni si sono costantemente ingigantite ed estese a settori e tematiche esterne al campo agricolo, provocando, di conseguenza, situazioni di precarietà all'interno del sistema del regime biologico e nella disciplina delle norme che lo riguardano, nonché di diffidenza verso gli operatori e di difficoltà di orientamento da parte del pubblico. La situazione venutasi a creare non appare più governabile con gli strumenti oggi disponibili e in tal senso andrebbero individuati percorsi innovativi tendenti ad un riesame del quadro complessivo e all'approvazione di nuove norme in grado di risolvere i problemi in essere.
Il quadro di riferimento giuridico e operativo ha bisogno di norme di principio e di criteri d'intervento che stiano al passo con le aspettative dei produttori agricoli, nonché con le esigenze dei consumatori di conoscere in maniera chiara e riscontrabile cosa s'intenda per regime biologico e
l'esenzione o riduzione dell'IVA per l'acquisto dei prodotti biologici;
il potenziamento delle campagne informative sull'educazione alimentare e sull'orientamento al consumo dei prodotti alimentari da agricoltura biologica, anche all'interno delle politiche per la salute;
facilitare l'inserimento dei prodotti biologici nazionali all'interno delle reti distributive già esistenti;
incentivare la costituzione di reti di negozi funzionalmente collegati con le aziende agricole biologiche;
favorire l'integrazione tra produzione e commercializzazione anche attraverso il sostegno alla partecipazione dei produttori in società di distribuzione e commercializzazione.
Attualmente non esiste un programma nazionale di ricerca dedicato strettamente all'agricoltura biologica. A differenza del settore della ricerca nel campo della produzione agricola convenzionale che può contare su nutrite sovvenzioni private, la ricerca nel campo dell'agricoltura biologica è fortemente limitata e frammentaria. Occorre promuovere la ricerca nel settore dell'agricola biologica per fornire agli operatori di settore strategie e tecniche produttive efficaci che siano studiate appositamente per un metodo di produzione che non vuole e non deve ricalcare i processi convenzionali.
In sede comunitaria si sta sviluppando un ampio dibattito sulla necessità di approvare un nuovo regolamento che abroghi il vecchio regolamento (CEE) n. 2092/91 e che, tenendo conto delle esperienze allo scopo maturate, disponga norme più chiare, semplici e soprattutto efficaci, sia in ambito produttivo, sia in ambito commerciale e sociale, in tal caso puntando ad elevare la tutela dei consumatori e quella dell'ambiente.
La proposta di regolamento elaborata dalla Commissione nel dicembre del 2005 rappresenta il documento più avanzato ed esaustivo mai realizzato in sede comunitaria in materia di produzione biologica. Tale provvedimento sarà la nuova legge europea che recherà i princìpi e i criteri sulla produzione biologica e sulle modalità di commercializzazione dei prodotti biologici. Ad essa gli Stati membri dovranno fare riferimento e dovranno perciò recepirla approvando quelle norme di attuazione, convergenti ed efficaci, che ne siano l'esatta interpretazione applicativa.